Cso Italy, il Centro di Servizi Ortofrutticoli di Cesena, e la Commissione Uva da Tavola (Cut) hanno da poco concluso il lavoro di ricognizione delle produzione italiana dell’uva da tavola e realizzato il relativo catasto grazie alla collaborazione delle principali Op produttive e commerciali.
Il catasto che è stato presentato durante il Macfrut di Cesena, è uno strumento di grande valore perché rappresenta il censimento (benchè ancora non completo) della produzione dell’uva da tavola per epoca, tipologia di uva e varietà.
“Si tratta di dati importantissimi soprattutto se si pensa che né l’Istat né Ismea fanno censimenti su base varietale”, ha dichiarato Massimiliano del Core, presidente della Cut. “Li condivideremo – ha aggiunto – solo con i soci Cso e Cut e con le aziende che hanno collaborato alla raccolta dei dati”.
Durante l’incontro sono stati illustrati gli ultimi dati relativi all’uva da tavola: la produzione nazionale supera le 966 mila tonnellate su 47.248 ettari, in calo rispettivamente del 6% e dell’1,4% sul 2021; la Puglia esprime il 53% delle superfici (24.900 ettari) e il 56% delle produzioni (529.580 tonnellate), segue la Sicilia con il 40% sia degli areali (18.756 ettari) sia dei volumi (377.308 tonnellate).
La media import tra il 2018 e il 2022 è stata di 19.500 tonnellate, per il 77% riconducibile a Paesi dell’Ue a 27 mentre la media export nello stesso periodo ha raggiunto le 450 mila tonnellate, con l’Ue a 27 che vale il 90%. La Germania si conferma primo acquirente con poco meno di 140 mila tonnellate, davanti a Francia, sotto quota 100 mila e Polonia, poco sopra le 50 mila tonnellate.
